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Abbigliamento funzionale. Dott. Matteo Balocco

Abbigliamento funzionale

L’abbigliamento funzionale non è una novità. Se ne parla in ambito sanitario, pensando agli indumenti che agevolano un percorso di riabilitazione fisica o una lunga degenza; se ne parla in ambito sportivo, in riferimento a tutti quei capi altamente performanti che aumentano le prestazioni atletiche; se ne parla riferendosi all’abbigliamento da lavoro, che protegge dai rischi e agevola i movimenti ripetitivi. Dunque, cosa vi propongo di nuovo? Dove è la novità? Vi propongo un abbigliamento funzionale per tutti i giorni.

No, non dovete immaginarvi una tuta ignifuga in ufficio, bensì capi morbidi, traspiranti, realizzati in materiali naturali e soprattutto capaci di assecondare le esigenze fisiologiche del corpo e la biomeccanica del movimento. Sono innumerevoli gli esempi di indumenti che non rispettano questi criteri, ma che – sono certo – fanno parte del nostro vestire quotidiano: una cintura stretta, una maglietta corta, un reggiseno costringente, calzature rigide, tacchi alti…

Ognuno di noi avverte chiaramente una sensazione di sollievo quando la sera, rientrando a casa, si spoglia di questi indumenti ed indossa qualcosa di comodo. Questa benefica e piacevole sensazione potrebbe accompagnarci per l’intera giornata se solo accettassimo di scendere a qualche piccolo compromesso. Consapevole che la società impone codici estetici ai quali spesso non è possibile sottrarsi, vi rassicuro dicendovi che lo stile non deve necessariamente risentire di una vostra “conversione funzionale”.

Ecco i miei suggerimenti

  • rispettate la mobilità delle spalle e dei gomiti, che necessitano di movimenti ampi. Sì agli indumenti elastici e con giromanica ampio
  • lasciate che la gabbia toracica possa espandersi completamente e liberamente. Sì a top morbidi ed elastici
  • la zona lombare, cioè la parte bassa della schiena deve essere coperta
  • evitate cinture strette il bacino deve essere il più possibile libero
  • evitate pantaloni a vita bassa
  • evitate calze e collant con elastici stretti
  • per le scarpe servirebbe un capitolo a parte, in linea di massima non oltrepassate i 4 cm di tacco e sceglietele con pianta larga (se volete altri spunti di riflessione date uno sguardo al mio recente articolo sulle scarpe barefoot)

Quali i rischi dal punto di vista osteopatico

L’abbigliamento non è solo una questione di comodità, ma anche una questione di salute. Vi spiego quali sono le più comuni patologie dovute all’uso ripetitivo di indumenti che non rispettano la biomeccanica del movimento umano.

I pantaloni sono il capo che più limita i nostri movimenti, sia che lavoriamo seduti sia che facciamo un lavoro più dinamico. Un pantalone rigido, come un jeans non elasticizzato, non permette ad anche, bacino e zona lombare di muoversi correttamente, soprattutto quando ci sediamo o ci pieghiamo. Inoltre stare seduti con i pantaloni stretti limita la capacità di respirare usando il diaframma. Questo ha due effetti negativi: compromette la funzione della giunzione castro-esofagea, in pratica peggiora la digestione, e costringe a respirare con muscoli accessori, come gli scaleni, sovraccaricando il collo. Altra ripercussione dei pantaloni stretti e rigidi è sulla mobilità del bacino. Infatti questi impediscono di stare ben seduti sull’ischio, costringendo il bacino ad una innaturale retroversione e forzando la zona lombare in flessone, cioè affossata.
Un abbigliamento costringente ci porta ad usare i muscoli sbagliati per eseguire le azioni più semplici e frequenti (fare un piegamento, guidare l’auto, sollevare un peso) e questo ci espone maggiormente alla probabilità di un infortunio.

Oggi molte case di modo sposano la filosofia dell’easy-fit: capi elasticizzati che permettono movimenti liberi e naturali. Ti consiglio di approfittarne! Sperimenta un nuovo stile di abbigliamento funzionale, immagina di poterti muovere tutto il giorno senza costrizioni: come in tuta da ginnastica o, ancora meglio, come fossi nudo!

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